Una giornata Nazionale per celebrare l’importanza di curare e proteggere la propria fertilità. E non dare mai per scontato che i figli si possano avere sempre, anche in età avanzata.
Il Fertility Day si celebra oggi, 22 settembre, ed è un’occasione in cui ricordare, soprattutto ai ragazzi e alle ragazze, quale sia il ruolo dei propri comportamenti (fumo, alcol, sedentarietà), ma anche della conoscenza e della consapevolezza, nel condurre uno stile di vita sano, che consenta di portare avanti un progetto di vita familiare senza difficoltà.
Sono sempre più numerosi, infatti, gli studi scientifici che dimostrano come le abitudini di ognuno di noi incidano sulla nostra salute e in particolare sulla salute riproduttiva.
Questa giornata è stata istituita per sensibilizzare soprattutto i giovani sull’attenzione che si deve riservare ai propri comportamenti quotidiani, con l’obiettivo di proteggere la fertilità: seguire un’alimentazione equilibrata, fare attività fisica, evitare fumo e alcol e un eccesso di caffeina. I classici ‘pilastri’ del benessere, che diventano ancora più importanti se si pensa che possono aiutarci a costruire una famiglia.
“Nel mondo – spiega Filippo Maria Ubaldi, direttore scientifico dei centri Genera – sono circa 50 milioni le coppie affette da infertilità, una condizione che è la quinta più comune nelle persone al di sotto dei 60 anni di età. Il tasso di natalità, sempre nel mondo, sta calando in maniera preoccupante e in Europa è oggi (1,5) ben al di sotto del tasso di sostituzione minimo (2,1): per questo, la popolazione mondiale sta invecchiando. Per combattere questo declino demografico sono necessarie politiche adeguate, che affrontino anche le problematiche sociali ed economiche conseguenti questo fenomeno, come l’aumento delle tasse per le generazioni future rispetto a quelle attuali. In questo senso, sarà importante tenere in considerazione il ruolo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita: in Europa in 15 anni (1997-2011) sono stati effettuati quasi 6 milioni di cicli di Pma e sono nati circa 1 milione di bambini. L’incidenza dei bimbi nati da Pma è quasi raddoppiata dall’1,3% al 2,4% del totale dei nati in Europa, sempre fra il 1997 e il 2011. Ma il messaggio che bisogna dare è che la Pma non sempre può risolvere il problema: l’aumento dell’età materna si traduce comunque in una riduzione del tasso di gravidanza e soprattutto in un aumento del rischio di aborto.
Il consiglio che vogliamo dare a tutte le persone e alle coppie è di prestare attenzione alla propria salute riproduttiva fin dalla più giovane età, informandosi, sottoponendosi a controlli regolari e adottando le regole del vivere sano. Anche la scienza può aiutare di più, se l’aspirante genitore ha tenuto sempre un occhio vigile nei confronti della sua salute riproduttiva”.