I nostri pazienti ci domandano spesso quali siano le percentuali di successo della fecondazione eterologa.
Il loro dubbio è: quali sono le chance che abbiamo di avere un bimbo, se ricorriamo alla donazione di gameti? A spiegare questo delicato tema è Roberta Maggiulli, biologa supervisor del laboratorio di embriologia del centro GeneraLife di Roma:
“Dal momento in cui la fecondazione eterologa è stata consentita in Italia, con la sentenza della Corte costituzionale del 2014, abbiamo osservato un costante aumento della richiesta e del numero dei pazienti che accedono a questo trattamento. In Italia le donatrici di ovociti sono un numero molto ridotto, quindi i programmi si basano principalmente sull’importazione di cellule crioconservate da banche estere. Ma l’estrema efficacia e sicurezza della tecnica di vitrificazione ovocitaria, quella che oggi usiamo per congelare gli ovociti, permette l’utilizzo di uova crioconservate con risultati pressochè paragonabili a quelli ottenuti con ovociti freschi. Chiaramente, un programma di fecondazione eterologa con ovociti donati crioconservati richiede che venga aumentato il numero di ovociti da assegnare ad ogni coppia, per ridurre al minimo il rischio di degenerazione dopo lo scongelamento e soprattutto per massimizzare i risultati clinici. Dopo un periodo di valutazione di quale fosse la strategia migliore da adottare – evidenzia l’embriologa – abbiamo osservato che l’importazione e l’assegnazione di 8 ovociti vitrificati per coppia ci permette di ottenere un ragionevole rapporto di costo/efficacia, cioè di garantire risultati clinici consistenti, pur mantenendo dei costi accessibili ai pazienti”. Ma entriamo più nel cuore della questione: i numeri. “Dall’analisi dei nostri dati – spiega Maggiulli – è emerso che il 57% degli ovociti che si fecondano correttamente dopo scongelamento e inseminazione mediante tecnica ICSI è in grado di raggiungere gli stadi più avanzati della coltura embrionale (cioè lo stadio di blastocisti). In media, a partire da 8 ovociti scongelati si ottengono 3.3 blastocisti. Ebbene, il 95,6% dei nostri cicli di scongelamento ovocitario si conclude con l’ottenimento di almeno una blastocisti da trasferire e nel 79,3 % dei casi si ottengono blastocisti sovrannumerarie che possono essere crioconservate per futuri tentativi (i nostri programmi di fecondazione assistita si basano sempre sul trasferimento di un singolo embrione allo stadio di blastocisti, per minimizzare il rischio di insorgenza di gravidanze multiple). Quanto al tasso cumulativo di gravidanza a termine (ossia il numero totale di parti ottenuti dai cicli di scongelamento ovocitario e dagli eventuali successivi trasferimenti di embrioni crioconservati) per ciclo iniziato è pari al 50%. C’è da sottolineare, infine, che non è sempre necessario scongelare l’intero lotto di ovociti, ma che al fine di minimizzare il numero di embrioni sovrannumerari si può procedere con lo scongelamento di una parte di ovociti, mantenendo riservata alla coppia la restante parte”. (Hum Reprod. 2020 Apr 28;35(4):785-795. doi: 10.1093/humrep/deaa009).
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