La durata della crio-conservazione degli embrioni ha un impatto sugli esiti clinici, ostetrici e perinatali a seguito di un ciclo di Procreazione Medicalmente Assistita?
E’ la domanda a cui ha cercato di rispondere l’ultimo studio scientifico pubblicato dal gruppo GeneraLife sulla rivista RBMO (Reproductive BioMedicine Online) e presentato al recente congresso Eshre 2021.
Lo studio osservazionale ha preso in considerazione 2.688 trasferimenti di singole blastocisti euploidi vitrificate condotti in un centro di fecondazione in vitro tra maggio 2013 e marzo 2020. Sono state incluse 1.884 pazienti (età: 38±3 anni) sottoposte ad almeno un trasferimento dopo il test genetico preimpianto per le aneuploidie (PGT-A). Le blastocisti euploidi trasferite sono state raggruppate in 7 gruppi in base alla durata della crioconservazione tra vitrificazione e scongelamento: ≤60 giorni (N=646; gruppo di controllo), 61-90 giorni (N=599), 91-180 giorni (N= 679), 181-360 giorni (N=405), 361-720 giorni (N=144), 721-1080 giorni (N=118) e >1080 giorni, dunque circa 3 anni (N=97).
Il principale indicatore studiato era il tasso di nati vivi per trasferimento. Gli esiti secondari presi in considerazione, invece, il tasso di aborto spontaneo, problemi ostetrici e perinatali. Come risultato è stato riportato un tasso di nati vivi significativamente inferiore per i trasferimenti eseguiti entro 91-180 giorni (N=291/679, il 42,9%), 181-360 giorni (N=169/405, il 41,7%) e 361-720 giorni (N=57/144, il 39,6%) rispetto a ≤60 giorni (N=319/646, 49,4%). Tuttavia, spiegano gli autori, ciò è dovuto principalmente al fatto che, quando sono disponibili più blastocisti euploidi, avviene per primo il trasferimento di embrioni di alta qualità, lasciando quelle di qualità inferiore per le procedure successive. “In generale, gli indicatori aggiustati per tutti i fattori confondenti hanno mostrato risultati simili in tutti i cluster di durata della crio-conservazione. Nessuna differenza è stata riportata anche per tutti gli esiti secondari. In conclusione, quindi la durata della crioconservazione anche oltre i 3 anni dalla vitrificazione della blastocisti non influisce sugli esiti clinici, ostetrici e perinatali”, evidenzia il primo autore del paper, Danilo Cimadomo, Science and Research manager del gruppo GeneraLife.