L’educazione alla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili è qualcosa che dovrebbe cominciare fin dall’adolescenza, perché sicuramente, quando cronicizzano, possono esse stesse portare ad infertilità.
Pensiamo, per esempio – spiega Silvia Colamaria responsabile del trattamento PMA presso il centro GeneraLife di Roma – alle infezioni da clamidia trascurata, da micoplasma, ureaplasma da gonorrea. Quando si ricorre alle cure per l’infertilità si procede sempre con lo studio delle principali infezioni vaginali, perché sia l’inseminazione artificiale che la fecondazione in vitro sono procedure in cui si entra con un catetere per via vaginale dentro l’utero: è importante, quindi, prestare attenzione a non portare le infezioni all’interno della cavità uterina. Ed è per questo che vengono effettuati i tamponi vaginali”.
Secondo la ginecologa bisogna fare distinzione tra:
– infezioni che ci preoccupano poco sia nell’ambito della diagnostica, ma anche per il trattamento, come quelle da candida o da streptococco, che sicuramente vanno trattate, ma sono infezioni non pericolose;
– infezioni più gravi da prendere molto più in tempo, come l’infezione da micoplasma, da clamidia, che sono pericolose perché possono risalire dalla vagina e andare a colpire sia l’endometrio – che è la mucosa che riveste la cavità dell’utero – ma ancora di più l’epitelio ciliato tubarico. Infatti quando abbiamo due tube chiuse, spesso questa situazione è causata da infezioni batteriche provenienti dalla vagina che hanno attaccato l’epitelio tubarico, hanno cronicizzato e hanno danneggiato la tuba (in questo caso si parla di infertilità di origine tubarica). Questo è molto importante sia nella fase diagnostica ma anche quella del trattamento.
“Ci sono poi una serie di infezioni – prosegue Colamaria – causate da germi intestinali come l’escherichia coli, lo streptococco, oppure le cistiti ricorrenti. E qui c’è tutto un altro orizzonte da indagare, quello del microbioma intestinale, che è collegato al mal funzionamento della permeabilità intestinale e che può dipendere da tanti fattori: una dieta non propriamente idonea, malattie autoimmuni oppure patologie croniche intestinali. In questi casi i germi dall’intestino transitano nelle vie urinarie (infatti ci sono alcune donne che hanno cistiti ricorrenti tutti i mesi) e non basta la terapia antibiotica, ma bisogna indagare più a fondo per andare a sdradicare questa disbiosi intestinale”.