“L’inseminazione artificiale intrauterina (IUI) – spiega Elisabetta Trabucco ginecologa, responsabile del trattamento di PMA – è la tecnica più semplice e deve essere proposta con delle indicazioni precise: la donna deve essere giovane (sotto i 35 anni), deve avere una buona riserva ovarica, non ci devono essere problemi tubarici, non ci deve essere un fattore maschile. Infatti, questa tecnica non invasiva – che si esegue semplicemente inserendo il liquido seminale (appositamente preparato in laboratorio) nella cavità uterina con un apposito catetere, al fine di incrementare la densità di gameti nel sito dove avviene in vivo la fecondazione – non è efficace nelle donne che hanno un’età avanzata, una ridotta riserva ovarica, oppure hanno le tube chiuse o esiste un fattore maschile importante.
La fecondazione in vitro (FIVET), invece, viene incontro a tutte quelle pazienti che hanno bisogno di fare un trattamento più efficace ed efficiente, ossia di sfruttare meglio il tempo: pazienti sopra i 35 anni, con una ridotta riserva ovarica, con tube chiuse, fattore maschile severo. In questi casi ci vuole il trattamento di II livello.