Gli steroidi anabolizzanti androgenici sono derivati sintetici del testosterone, utilizzati al fine di stimolare ed aumentare la forza e la massa muscolare e ridurre la massa grassa.
“Gli steroidi anabolizzanti, soprattutto se usati ad alte dosi e per molto tempo – spiega Rossella Mazzilli Endocrinologa e Androloga del Centro GeneraLife di Roma – possono avere diversi effetti collaterali, come malattie cardiovascolari, aumentati rischio di insorgenza di tumori, arresto della crescita corporea, dovuta ad una chiusura prematura delle cartilagini epiteliali (se usati in epoca prepuberale), modifiche del tono dell’umore (maggiore aggressività), e, ovviamente, problematiche riguardanti la salute sessuale e riproduttiva”.
In che modo l’assunzione di steroidi influisce sulla fertilità?
“Le linee guida della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità – continua l’endocrinologa – sottolineano come l’utilizzo degli steroidi anabolizzanti androgenici possa essere determinante in un quadro di infertilità, raccomandando l’identificazione di un eventuale utilizzo durante l’iter diagnostico. Il meccanismo con cui essi possono causare alterazioni della salute riproduttiva maschile è la soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo. Normalmente, la ghiandola ipofisi, stimolata dall’ipotalamo, produce degli ormoni (le gonadotropine) che a loro volta stimolano il testicolo a produrre spermatozoi e testosterone. L’assunzione di steroidi anabolizzanti androgenici inibisce questo sistema, causando un blocco della produzione endogena di gonadotropine e, di conseguenza, di testosterone e una riduzione del volume testicolare. Ne deriva un quadro di ipogonadismo ipogonadotropo e spesso le manifestazioni più precoci sono il calo del desiderio e la disfunzione erettile”.
Esiste un rimedio?
“Fortunatamente – conclude la Dr.ssa Mazzilli – spesso il quadro di ipogonadismo e le alterazioni della produzione di spermatozoi si risolvono dopo alcuni mesi dalla sospensione. Tuttavia, talvolta è necessario effettuare una terapia farmacologica. La gestione medica include la stimolazione con gonadotropine esogene e l’utilizzo di modulatori selettivi del recettore degli estrogeni, con efficacia variabile.
In caso di comparsa di una vera e propria sindrome da dipendenza, il trattamento può avvalersi inoltre della psicoterapia cognitivo-comportamentale”.
Infine, l’Istituto Superiore Di Sanità, ha lanciato un alert sottolineando come “il danno alla fertilità e alla salute è certo, non è ancora affatto dimostrato che doparsi serva a molto per migliorare l’aspetto fisico: non correre rischi inutili!”