Circa il 15-20% delle coppie in età fertile ha difficoltà nell’ottenere la gravidanza – afferma Carlottà Zacà, embriologa di GeneraLife 9.baby, responsabile del laboratorio della clinica di Cattolica – e in circa il 30-40% dei casi, la causa è legata a problematiche riproduttive maschili”.
“È quindi fondamentale – precisa l’embriologa – non trascurare il cosiddetto ‘fattore maschile’ e le indagini diagnostiche che ci permettono di indagarlo”.
Quale è il primo test da effettuare per studiare il fattore maschile?
“Lo spermiogramma è il principale test per indagare il quadro della condizione seminale maschile; comprende lo studio delle caratteristiche macroscopiche (volume, pH, fluidificazione, viscosità) e microscopiche (numero, motilità e morfologia spermatica). La relazione tra i parametri convenzionali evidenziati dallo spermiogramma e la fertilità può non essere diretta e in alcuni casi l’analisi del liquido seminale non è in grado di spiegare la causa dell’infertilità. Per questo, sottolinea la Dr.ssa Zacà, sono stati sviluppati test che valutano anche la cosiddetta “competenza funzionale” del campione seminale, cioè forniscono informazioni aggiuntive sul campione analizzato, dando indicazioni sulla problematica eventualmente presente e quindi sulla strada migliore da seguire per bypassarla”.
Cosa si analizza tramite il test di frammentazione del DNA spermatico?
“Il Test di frammentazione del DNA spermatico ci permette, invece, di analizzare l’integrità del DNA degli spermatozoi utilizzando la microscopia a fluorescenza. Nel liquido seminale sono (quasi sempre) presenti spermatozoi che presentano vari livelli di danno al DNA. Numerosi studi hanno dimostrato come tale danno possa influenzare negativamente il tasso di fecondazione, lo sviluppo embrionale e gravidanze a termine.
La stima dell’entità del danno a carico del DNA negli spermatozoi – continua l’esperta – è un valido strumento per la valutazione della qualità del liquido seminale: informazioni più dettagliate sull’entità del danno al DNA degli spermatozoi possono contribuire all’identificazione delle cause reali della cosiddetta subfertilità maschile”.
A cosa serve il test di vitalità?
“Un’altra importante valutazione – conclude la Dr.ssa Zacà – è rappresentata dal Test di vitalità, che consente di valutare l’integrità cellulare dello spermatozoo analizzando l’integrità della membrana plasmatica, cioè la sua capacità di non accettare sostanze dall’esterno. Il test può essere effettuato essenzialmente mediante due metodiche: la colorazione dell’eosina e il test ipo-osmotico. Il primo, più comune, viene effettuato mediante colorazione dell’eosina, a seguito della quale gli spermatozoi possono risultare permeabili o impermeabili alla colorazione; il secondo, invece, prevede che gli spermatozoi vengano diluiti in una soluzione ipo-osmotica, capace di entrare nella cellula: in questo modo si possono distinguere gli spermatozoi vitali da quelli non vitali”.