Si sta svolgendo in questi giorni ad Atene (10-13 settembre 2023) il Congresso mondiale della Federazione internazionale delle società di fertilità (IFFS), “2023 IFFS World Congress – Exploring New Horizons in Fertility Care”, un’occasione che ha riunito gli esperti in Medicina della Riproduzione provenienti da tutto il mondo per parlare di salute riproduttiva, accesso alle cure per la fertilità e diritti.
Tra i relatori sono intervenuti i direttori scientifici del gruppo Genera Filippo Maria Ubaldi e Laura Rienzi con due relazioni dai titoli rispettivamente “Dual stim and random start” e “Embryo evaluation beyond euploidy. Current status and future perspectives”.
Il Dr. Ubaldi durante la sua relazione ha parlato del Protocollo DuoStim ossia la “doppia stimolazione” in un unico ciclo ovarico, una strategia terapeutica per aumentare il numero di ovociti recuperati nel minor tempo possibile in pazienti con bassa risposta alla stimolazione ormonale e/o con età materna avanzata. Aumentando il numero di ovociti prelevati per ciclo ovarico, infatti – ha concluso Ubaldi – si accorcia il tempo necessario ad ottenere una blastocisti sana, riducendo anche l’abbandono delle procedure (drop-out) da parte della coppie rispetto a due cicli di stimolazione ovarica in mesi successivi.
La Prof.ssa Rienzi, invece, durante il suo intervento ha sottolineato quanto sia importante identificare l’embrione da trasferire con le maggiori possibilità di portare una gravidanza a termine, precisando che attualmente il metodo più affidabile per questo scopo è il test genetico preimpianto (PGT) condotto sugli embrioni allo stadio di blastocisti. Tuttavia, ha continuato l’esperta, la ricerca di metodi più economici e possibilmente non invasivi per la valutazione degli embrioni rappresenta un argomento di grande interesse nell’ambito della PMA. La valutazione della qualità morfologica degli embrioni è il metodo non invasivo più utilizzato, soprattutto se condotto allo stadio di blastocisti. Inoltre, è possibile ottenere delle informazioni interessanti anche utilizzando nuove tecnologie ed effettuando delle analisi su materiale extra-embrionale ottenuto in laboratorio, senza dover manipolare ulteriormente gli embrioni. Tuttavia, la Professoressa Rienzi spiega che, sebbene queste metodologie sembrino promettenti, è ancora necessario condurre ulteriori ricerche e test clinici per verificarne l’affidabilità e l’applicabilità nella pratica clinica.