Covid-19 influisce sulla fertilità maschile?

L’androloga Rossella Mazzilli commenta un nuovo studio sulla qualità del liquido seminale dopo la malattia provocata dal virus.

Un recente studio pubblicato sulla rivista ‘Fertility and Sterility’ da un team di ricercatori in Belgio ha evidenziato che il virus Sars-CoV-2 potrebbe influenzare la fertilità maschile per 3 mesi dopo la negativizzazione dal virus. Il lavoro ha indagato la qualità degli spermatozoi in un gruppo di pazienti belgi che hanno sviluppato una forma sintomatica di Covid-19, evidenziando un impatto negativo sulla motilità degli spermatozoi, appunto, fino a 3 mesi dopo aver superato l’infezione.

Ma non bisogna allarmarsi troppo, spiega Rossella Mazzilli, androloga del centro GeneraLife di Roma, perché “qualunque infezione, anche una febbre a 37.5 – spiega – potenzialmente può alterare il liquido seminale. E per la ripresa occorrono i canonici 3 mesi: il tempo necessario per ottenere una nuova ondata di spermatozoi è infatti di 72 giorni, che di solito arrotondiamo a 3 mesi, e questo vale per qualunque infezione. E’ per questo motivo che quando eseguiamo gli esami del liquido seminale richiediamo se il paziente ha avuto febbre o ha eseguito terapie antibiotiche nei 3 mesi precedenti il test. Dopo tutte le infezioni – conclude – c’è un peggioramento della qualità del liquido seminale, che però poi generalmente si ripristina. Tuttavia – conclude l’androloga – l’impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 sulla funzione testicolare, sia a breve che a lungo termine, è ancora un tema da esplorare, che necessita di ulteriori valutazioni scientifiche su ampie casistiche e pertanto non deve essere sottovalutato”.

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