David Gardner, pioniere della Procreazione Medicalmente Assistita, Director of ART, Scientific Innovation & Research del gruppo Virtus Health e membro dell’Australian Academy of Science, è uno degli scienziati più citati nel campo della medicina riproduttiva.
Gran parte della sua ricerca è stata tradotta con successo in procedure cliniche: quasi tutti i centri di fecondazione in vitro umana, nel mondo, utilizzano alcune delle tecnologie da lui sviluppate. Solo per fare un esempio, questo grande esperto ha stabilito una classificazione della blastocisti, la cosiddetta ‘scala Gardner’, che viene utilizzata a livello internazionale.
Gardner ha ora messo a punto una nuova strategia, chiamata ‘One Lab’ mirata a ottimizzare e standardizzare tutte le procedure di un laboratorio di embriologia. Attraverso un approccio collegiale e collaborativo, il suo metodo è “in grado di apportare miglioramenti significativi in laboratorio e aumentare i risultati per i pazienti” ha assicurato in una recente intervista (per leggere l’intervista clicca QUI). “Un laboratorio di embriologia è un ambiente estremamente complesso, che utilizza numerose tecnologie necessarie per raggiungere l’obiettivo di trasformare il maggior numero possibile di coppie in famiglie. Vogliamo quindi garantire che tutti i pazienti che frequentano le nostre cliniche – ha proseguito spiegando la nuova strategia – abbiano le stesse possibilità di concepimento”.
Ma quali sono, secondo Gardner, i primi 3 elementi fondamentali per il raggiungimento di questo nuovo benchmark? “Procedure, tecnologia e progettazione del laboratorio. Queste sono le aree principali su cui ci dobbiamo concentrare. Ciò significa: puntare al miglioramento del modo in cui vengono gestiti i laboratori; introdurre nuove attrezzature (come la coltura combinata con l’Intelligenza Artificiale) per migliorare lo sviluppo dell’embrione; ottimizzare il metodo di selezione dell’embrione per il trasferimento, con il risultato non solo di ottenere più gravidanze, ma anche più rapidamente”.
“Costruire la prossima generazione di laboratori IVF per una maggiore efficienza ed efficacia” è il motto di Gardner, che si descrive come “uno scienziato che lavora in embriologia e fecondazione in vitro da 40 anni, durante i quali ho visto introdurre molte tecnologie che hanno notevolmente aumentato il successo della Ivf. Quando ho iniziato, i tassi di impianto e di gravidanza clinica erano inferiori al 10% e di conseguenza si trasferivano diversi embrioni, per cercare di aumentare questi numeri. Ma questo approccio ha migliorato solo marginalmente le percentuali di successo, introducendo invece tutti i problemi connessi con le gravidanze multiple. Con i progressi nelle tecnologie della coltura embrionale, guidati in gran parte dal mio laboratorio che ha sviluppato e introdotto la coltura a blastocisti, ora possiamo ottenere tassi di impianto e gravidanza clinica di circa il 50% in pazienti sotto i 38 anni, trasferendo un singolo embrione”.
“Ciò che prevedo arriverà nel campo della fecondazione in vitro umana – illustra Gardner descrivendo la sua visione del futuro in medicina della riproduzione – è un maggiore uso dell’intelligenza artificiale per tutti gli aspetti connessi alla cura e al trattamento del paziente, combinato con nuove tecnologie sia nella genetica, che nella microfabbricazione: il cosiddetto ‘Lab in a Box’. Il primo assicurerà il trasferimento di embrioni cromosomicamente normali, mentre quest’ultimo porterà a metodi nuovi e migliorati di fecondazione in vitro e coltura di embrioni. Inoltre, una nuova analisi non invasiva dei biomarcatori della salute dell’embrione (determinata analizzando i terreni di coltura utilizzati) aiuterà a identificare il miglior embrione: la ricerca in corso sulla prossima generazione di mezzi di coltura fornirà l’opportunità di aumentare i tassi di gravidanza”. Infine, Garder dispensa un prezioso consiglio su cosa è importante che i pazienti cerchino nel laboratorio della loro clinica per la fertilità. “Un impegno per l’eccellenza – assicura – e lo sviluppo e l’introduzione di nuove tecnologie per massimizzare le possibilità di successo per ogni ciclo di fecondazione in vitro eseguito”.
“In questa intervista David Gardner ci guida in un meraviglioso viaggio nel laboratorio di IVF del futuro – commenta Laura Rienzi, direttore scientifico del gruppo GeneraLife – descrivendo punto per punto le tecnologie e gli approcci più promettenti per renderlo sempre di più il fulcro del successo delle procedure di procreazione medicalmente assistita. Il lavoro dell’embriologo si potrebbe definire come una sorta di ‘matrimonio’ fra l’expertise personale, l’esperienza professionale, ciò che si vede sotto i propri occhi ogni giorno, e le nuove tecnologie, quelle che in tutto il mondo si stanno sperimentando per aiutare a ottimizzare e migliorare i tassi di gravidanza nei centri IVF. Far sì che questo matrimonio diventi solido, duraturo e mai sbilanciato nei ruoli sarà il compito di ognuno di noi”.