Lo spiega Danilo Cimadomo, coordinatore scientifico del gruppo Genera
“Gli embrioni, dopo la fecondazione in vitro, possono vivere in assenza di impianto in utero per massimo 5, 6 o 7 giorni.
Quando l’embrione arriva alla 5°, 6° o 7° giornata di sviluppo raggiunge lo stadio di blastocisti, cioè è ormai suddiviso in due compartimenti cellulari: la massa cellulare interna, da cui origina l’individuo, e il trofoectoderma, da cui originano gli annessi embrionali, quali ad esempio la placenta. Una blastocisti è quindi un embrione all’ultimo stadio di sviluppo preimpianto, che si raggiunge alla 5°, 6° o 7° giorno dopo la fecondazione.
E’ importante arrivare a questo stadio in vitro, in quanto osservare la blastocisti è l’unico modo in cui possiamo ottenere informazioni preziose sulla competenza allo sviluppo degli ovociti da cui è originato l’embrione.
Trasferendo in utero esclusivamente embrioni che sono riusciti a diventare blastocisti, infatti, escludiamo dal transfer quelli che probabilmente anche in utero non avrebbero raggiunto questo stadio e, pertanto, evitiamo di effettuare trasferimenti inutili, che non porterebbero a una gravidanza e comporterebbero per la coppia maggior tempo investito”.