La cura dell’infertilità non passa solamente dai trattamenti medici.
È essenziale anche prendersi cura di sé stessi, come individui e come coppia, durante i numerosi momenti che richiedono molto, in termini emotivi, a chi si sottopone a un ciclo di procreazione medicalmente assistita. “Nella riproduzione assistita, la cura di sé comprende la gestione dello stress, l’adozione di uno stile di vita sano e, soprattutto, investire energie positive nella realizzazione del potenziale riproduttivo di ciascuna coppia”, afferma Federica Faustini, psicologa e psicoterapeuta del centro Genera di Roma e responsabile dell’Area di Psicologia del centro B-Woman, prima autrice di un articolo pubblicato sulla rivista ‘Fertility & Sterility’ che introduce il tema dell’approccio multi-ciclo come percorso che possa portare la coppia a una nuova concezione della PMA, a beneficio del benessere psico-fisico dei pazienti. Scopriamo di cosa si tratta.
Attualmente da 2 a 6 coppie su 10 interrompono il trattamento prima di aver ottenuto l’obiettivo di una nascita, numeri che dipendono in gran parte dalla storia riproduttiva e dall’età materna. “Infatti – spiega Faustini – la sospensione del trattamento è molto probabilmente la ragione principale per cui molte pazienti/coppie infertili non sfruttano completamente il proprio potenziale riproduttivo. Ciononostante, questo problema è ancora in gran parte trascurato, forse a causa della paura dei professionisti della PMA di essere percepiti come eccessivamente insistenti nel proporre nuovi tentativi. Tuttavia, fornire informazioni chiare sui tassi di successo attesi per un ciclo multiplo di tentativi di PMA, piuttosto che per un ciclo singolo, insieme a una consulenza di supporto dopo un fallimento, sono fondamentali per massimizzare le possibilità dei pazienti/coppie di concepire e sono fondamentali dal punto di vista della cura di sé”.
“Adottare una prospettiva ciclo per ciclo – approfondisce la psicoterapeuta – significa pianificare con i pazienti/coppia un solo tentativo e lasciare la decisione se sottoporsi ad un altro ciclo o meno solo dopo un fallimento. Un approccio multi-ciclo, invece, implica ammettere e normalizzare la possibilità di fallimenti e discutere in anticipo i benefici di ulteriori tentativi, anticipando il processo decisionale e preparando i pazienti/coppia per questo scenario. Inoltre, è dimostrato che il tasso di successo di coppie che si sottopongono a cicli multipli di trattamento mediamente raddoppia entro il terzo tentativo”.
Questa strategia di consulenza deve comprendere l’anticipazione di tutti i possibili esiti avversi durante il percorso, come: nessuna risposta alla stimolazione ovarica, nessun ovocita disponibile per l’inseminazione, nessun embrione disponibile per il trasferimento o esiti riproduttivi avversi dopo un trasferimento. “Essere informati in anticipo su questi rischi e sulla loro prevalenza è fondamentale per fronteggiarli – sottolinea l’esperta – e allo stesso modo, essere consapevoli delle possibilità di successo dopo un fallimento è utile per continuare a provare. Da un punto di vista psicologico, maggiori sono le aspettative della coppia riposte al primo tentativo, maggiore è la delusione in caso di fallimento e maggiore è il rischio di interruzione del trattamento. Recenti studi scientifici hanno confermato che pianificare in anticipo quali potrebbero essere le sfide terapeutiche può aiutare a ricostruire la speranza dopo il fallimento del trattamento. Al contrario, prendere decisioni importanti in circostanze stressanti rende la coppia incline a rinunciare. Ecco che l’approccio multi-ciclo, dunque, può aiutare pazienti e medici a discutere realisticamente le aspettative e a formulare piani di trattamento pienamente informati, in linea con il valore che attribuiscono al diventare genitori”.