Sul ‘Journal of Assisted Reproduction and Genetics’ un nuovo studio del team GeneraLife dimostra che la molecola utilizzata per indurre la maturazione finale degli ovociti (detto trigger) durante una stimolazione ormonale, prima di un trattamento di Procreazione Medicalmente Assistita, non influenza la competenza ovocitaria (fertilizzazione, blastulazione ed euploidia): è possibile dunque personalizzare questo step per ciascuna paziente in modo da ridurre la massimo i rischi di iperstimolazione ovarica, senza alcun effetto negativo sulla qualità degli ovociti. “Personalizzare un trattamento – spiega Alberto Vaiarelli, autore del paper, ginecologo e coordinatore medico-scientifico del centro GeneraLife di Roma – oggi vuol dire poter scegliere anche il trigger. In questo studio restrospettivo basato su oltre 2000 coppie abbiamo, infatti, messo a confronto le pazienti che hanno utilizzato hCG urinario con le pazienti che hanno invece utilizzato l’agonista del GnRH. Fino a poco tempo fa, l’impiego di quest’ultimo era indicato solo in caso di alto rischio di iperstimolazione ovarica. Il lavoro, però, evidenzia come l’applicazione di questa strategia possa essere estesa anche ad una popolazione più ampia. Il risultato che ci si attende è l’incremento della sicurezza e della flessibilità dei protocolli di stimolazione anche in pazienti con una scarsa o non ottimale risposta ovarica. Inoltre, questa strategia lascia la porta aperta per l’eventuale utilizzo del protocollo DuoStim, ovvero ripartire immediatamente con una seconda stimolazione ovarica nel medesimo ciclo ovarico, qualora necessario, con l’obiettivo di massimizzare il numero di ovociti recuperati nel minor tempo possibile. Il nostro studio evidenza che personalizzaare questa fase del trattamento non inficia la competenza degli ovociti”.