La Società scientifica SIFES- MR emana un comunicato con la sua posizione sulla vaccinazione.
Vaccinazione Covid-19: sì o no per chi sta cercando una gravidanza con la fecondazione assistita?
Questa domanda circola ormai da giorni fra le coppie desiderose di un figlio. Le indicazioni delle autorità sanitarie puntano sulla necessità di valutare caso per caso, studiando a fondo la singola situazione di ogni donna o uomo che stia cercando di avere un bambino, in assenza di dati specifici nelle sperimentazioni dei vaccini a disposizione.
“Chiaramente l’attenzione principale si rivolge alla futura mamma – sottolinea Filippo Maria Ubaldi, presidente della Società Italiana Fertilità e Sterilità-Medicina della Riproduzione (Sifes-Mr) – sul suo stato di salute, sulla presenza di altre malattie croniche che possano esporla a rischi di forme gravi di Covid-19 o di complicanze della gravidanza; o ancora sulla sua professione, nell’ipotesi in cui possa rappresentare un ulteriore fattore di esposizione al virus Sars-Cov-2. Quello che come specialisti in infertilità suggeriamo, è che la decisione venga discussa con il ginecologo e che si tengano in considerazione i criteri di urgenza relativi, oltre alle condizioni generali della paziente, alla sua età e/o alla riserva ovarica. Tutto ciò considerando che, nel 2017, oltre il 70% delle donne che si sono sottoposte a un trattamento di fecondazione assistita erano ‘over 35’. Per queste pazienti, anche solo pochi mesi possono fare la differenza nella buona riuscita del trattamento”.
Sono 3 le situazioni in cui le aspiranti o future mamme si trovano in questo momento:
1. ASPIRANTE MAMMA CHE LAVORA NELLA SANITA’ come parte del personale medico, paramedico o amministrativo, e deve sottoporsi a breve alla vaccinazione nel quadro della campagna vaccinale in corso in Italia. “Ci stanno contattando – spiega Ubaldi – molte donne che hanno già la data stabilita per fare la vaccinazione, e che però devono anche sottoporsi a un trattamento di Pma (Procreazione medicalmente assistita) nell’imminenza. Ci chiedono: posso fare il vaccino e procedere con la Pma, oppure inizio il percorso di fecondazione assistita e rimando l’immunizzazione? In questo caso si può fare il vaccino, perchè il tempo che trascorre fra la prima e la seconda dose, più la manciata di giorni che la Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre)* consiglia di aspettare dopo aver completato il ciclo vaccinale, non cambiano granchè nella riuscita della Pma, e consentono di mettersi al sicuro dai rischi relativi al virus. Quindi, si può procedere con la prima dose, poi con la seconda dopo 3 settimane, e poi attendere qualche altro giorno, senza che questo influisca negativamente sulla buona riuscita nell’iter della Pma”.
2. ASPIRANTE MAMMA CHE SI VACCINERA’ VEROSIMILMENTE FRA 5-6 MESI. In questa categoria rientra “la stragrande maggioranza delle pazienti dei centri di infertilità – evidenzia il presidente Sifes-Mr – che farà il vaccino a giugno, luglio, forse anche oltre. Ci domandano: devo aspettare il vaccino o posso intanto iniziare il percorso di Pma? Per queste pazienti prevalgono fattori come l’età e la riserva ovarica: il trascorrere di 5-6 mesi o più, può fare davvero la differenza e ridurre le chance di successo per la Pma. In questo caso, si può consigliare di avviare il percorso di fecondazione assistita e successivamente valutare con il ginecologo la vaccinazione Covid-19”.
3. DONNE IN GRAVIDANZA – Esattamente come precisato nel documento di recente condiviso e sottoscritto dalla più importanti società scientifiche italiane di ginecologia, pediatria, neonatologia e rianimazione (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, SIGO, l’Associazione degli Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani, AOGOI, l’Associazione Ginecologi Universitari Italiani, AGUI, l’Associazione Ginecologi Territoriali, AGITE, la Federazione Nazionale Collegi Ostetriche, FNOPO, la Società Italiana di Neonatologia, SIN, la Società Italiana di Medicina Perinatale, SIMP, La Società Italiana di Pediatria, SIP, l’Associazione Culturale Pediatri, ACP, la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, SIAARTI), la vaccinazione è una scelta personale e la donna deve in tutti i casi essere informata in maniera esaustiva dal suo medico di fiducia sui potenziali rischi del vaccino, ma anche sui rischi connessi all’infezione da COVID19 in gravidanza, sia per la salute materna che fetale. “Le donne gravide che non hanno una storia recente di infezione da COVID 19 e che hanno specifici fattori di rischio aggiuntivi – hanno consigliato le società scientifiche – possono considerare favorevolmente di ricevere il vaccino COVID 19 , che è eseguibile in qualsiasi epoca di gravidanza”.
*La Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre) pochi giorni fa ha precisato come “manchino informazioni sul possibile effetto della vaccinazione COVID-19 sul trattamento di riproduzione assistita o sulla futura gravidanza. Di conseguenza, non è possibile fornire raccomandazioni generali sul fatto che uomini e donne che tentano di concepire attraverso la riproduzione assistita possano ricevere il vaccino prima di iniziare il trattamento”. L’Eshre ribadisce però che “per le donne con comorbilità che le mettono a maggior rischio di COVID-19 e/o complicazioni della gravidanza, si dovrebbe prendere in considerazione l’incoraggiamento alla vaccinazione prima di tentare il concepimento. Lo stesso vale per le donne in cui il rischio di esposizione all’infezione da SARS-CoV-2 è alto e non può essere evitato”. Quanto alle tempistiche, la stessa Eshre afferma che “ci sono diversi punti di vista sull’ipotesi di posticipare il concepimento dopo la vaccinazione. Sembra prudente farlo per almeno alcuni giorni dopo il completamento della vaccinazione (cioè dopo la seconda dose) per lasciare il tempo che la risposta immunitaria si stabilizzi”.
Gli specialisti in infertilità conoscono bene la realtà delle donne in cerca di una gravidanza, magari da anni: “Hanno un desiderio profondo di diventare madri – spiega Ubaldi – e spesso il tempo gioca contro di loro. La pandemia le ha già messe in grande difficoltà per lo stop ai trattamenti, la difficoltà di spostarsi e viaggiare. Per questo dobbiamo aiutarle nel prendere la decisione se sottoporsi alla vaccinazione o meno. Sappiamo che l’aumento dell’età materna si traduce in una riduzione del tasso di gravidanza e soprattutto in un aumento del rischio di aborto: per queste coppie, in presenza di una riserva ovarica scarsa, il tempo è oro. Quindi il consiglio è di affidarsi al parere del ginecologo che segue la donna nel suo iter terapeutico, considerando tutti i fattori importanti che devono influire su questa importantissima scelta“.