Il protocollo DuoStim promosso da un nuovo studio del gruppo GENERA

I bambini nati da blastocisti ottenute in fase luteale hanno lo stesso outcome perinatale di quelli nati da blastocisti ottenute in fase follicolare

Nuovamente promosso il protocollo DuoStim: le ultime evidenze scientifiche confermano l’efficacia dell’approccio di ‘doppia’ stimolazione delle ovaie impiegato nei cicli di procreazione medicalmente assistita, riservato alle donne che necessitano di un’ottimizzazione della riserva ovarica, come le pazienti oncologiche, o con età avanzata: uno studio multicentrico pubblicato sulla rivistaHuman Reproduction’, primo autore Alberto Vaiarelli, responsabile del trattamento Pma del centro Genera di Roma, evidenzia che i bambini nati da blastocisti ottenute in fase luteale hanno lo stesso outcome perinatale di quelli nati da blastocisti ottenute in fase follicolare.

La ricerca scientifica, che continua a lavorare per trovare nuove strade da percorrere anche per le pazienti che hanno meno chances di riuscita, ha recentemente implementato nuovi protocolli di stimolazione ovarica mirati ad una gestione più efficiente delle pazienti con prognosi sfavorevole ed esposte ad esiti negativi con gli approcci convenzionali.

Il DuoStim è fra i più promettenti. Consiste nel combinare due stimolazioni consecutive nelle fasi follicolare e luteale dello stesso ciclo ovarico, con l’obiettivo di aumentare il numero di ovociti prelevati e di embrioni prodotti in un breve intervallo di tempo. Attualmente, i dati di studi indipendenti hanno messo in evidenza la coerenza e la riproducibilità di questo approccio, e il nuovo lavoro conferma ora che gli esiti riproduttivi (clinici, ostetrici e perinatali) sono identici tra le blastocisti euploidi derivate dalla stimolazione di fase follicolare o dalla stimolazione di fase luteale.

“Il nuovo studio su ‘Human Reproduction’, come altri che il nostro gruppo ha pubblicato in passato – commenta Alberto Vaiarelli – supporta ulteriormente la sicurezza di questo nuovo protocollo di stimolazione, che va a favore soprattutto delle pazienti che necessitano di raggiungere il trasferimento di una blastocisti euploide nel più breve tempo possibile, a causa di motivi come l’età materna avanzata (spesso viene usato in donne ‘over 40’ con ottimi risultati) e/o una ridotta riserva ovarica. E’ il primo lavoro a esaminare gli esiti riproduttivi, e quindi i bambini nati, grazie a questa tecnica. E’ come se, sfruttando sia la fase follicolare che quella luteale di un ciclo ovarico, iniziando una seconda stimolazione dopo 5 giorni dal primo prelievo degli ovociti, si riuscisse a incrementare notevolmente le possibilità di successo, arrivando quasi a raddoppiarle, dato che si effettuano ‘due stimolazioni in una’. Questi nuovi risultati incoraggiano ulteriori studi clinici e ricerche per personalizzare ulteriormente il protocollo in popolazioni specifiche di pazienti, molte delle quali possono beneficiare di protocolli non convenzionali”.